È così facile smarrire le tue vie nella vita concreta, Signore.
Lasciare spazio alle asperità del nostro carattere quando familiari e amici, o semplici sconosciuti rivendicano la loro presenza e le loro esigenze, chiedono attenzione e considerazione, vorrebbero essere trattati come trattiamo noi stessi.
Seguire le richieste e le istanze del mondo professionale e sociale, senza chiedersi se sono giuste e corrette, secondo le tue Parole, senza immaginare se i nostri comportamenti di fronte ai clienti sarebbero identici ci fosse al loro posto nostra madre.
Rinchiudersi nel proprio mondo tranquillo, tenere fuori dalla porta le domande degli estranei, inscatolare nel televisore o nelle riviste i giusti appelli alla giustizia e alla dignità
provenienti dalle varie parti dell’unico mondo.
Seminare la zizzania delle mormorazioni, i giudizi taglienti e senza contraddittorio,
le invenzioni che nascono dal “si dice” e diventano calunnie, uccidendo la dignità e il bene che avrebbero costruito quelle persone.
Far crescere dentro di sé il risentimento, l’invidia, la superbia, senza riuscire a guardarsi allo specchio alla ricerca della verità, che è sempre riconoscere la propria condizione di creatura, i cui meriti sono spesso legati alle possibilità ricevute come dono dal proprio contesto, dalla propria storia, dalla propria vita.
Perdere di vista la meta finale dell’incontro con te, senza dedicarti il tempo per far crescere la nostra relazione, senza considerarti parametro ultimo di vita, senza riconoscerti semplicemente Padre, e accogliere la tua infinita tenerezza con gratitudine e gioia.
I volti della Misericordia
Di fronte al meraviglioso annuncio della Misericordia di Dio, tante volte ribadito in questo Anno Santo straordinario, oggi come sempre dobbiamo sconfiggere alcune tentazioni.
La prima è quella di non crederci: c’è chi è più propenso a immaginare Dio come giustiziere e vendicatore, nello spirito di alcuni passi dell’Antico Testamento. Chi ha il cuore duro rischia di rendere la propria vita un inferno, oltre a contribuire a distruggere quella degli altri. Gesù ribadisce che per Dio ciascuno è prezioso, tanto da cercarlo senza sosta e facendo festa quando lo ritrova. Chi ama è disposto a capire ciò che ha fuorviato l’amato; così diventa possibile il perdono.
La seconda tentazione è quella di sentirsi a posto. Qualcuno è persino infastidito dalla misericordia, bollandola come eccessiva indulgenza o inutile “buonismo”. Semplicemente ritiene di essere perfetto così com’è, a differenza di tante altre persone dove trova immediatamente travi e pagliuzze. Sappiamo bene che anche il migliore uomo del mondo è imperfetto e peccatore, se si esamina alla luce del Vangelo, se considera la pienezza dell’amore come meta. Tutti dobbiamo riconoscere che non basterà la vita intera a imparare ad amare. Tutti abbiamo bisogno di convertirci, facendo passi avanti nel cammino.
La terza tentazione è quella di bearci nella culla della misericordia ricevuta, senza farla diventare il nostro metro di giudizio e di relazione. Non essere «misericordiosi come il Padre nostro che è nei cieli». Non accogliere chi implora considerazione e perdono. O, al contrario del buon pastore evangelico, non andare a cercare chi si è smarrito.
Ogni comunità ha tanta strada da fare sulla via della Misericordia.
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