Angelologia

Le origini

Il giudaismo e il cristianesimo nascente distinguevano gli spiriti buoni, fedeli a Dio, e i malvagi, capitanati da Satana; tra i primi ponevano non solo gli Angeli propriamente detti, con gli Arcangeli, ma anche i Cherubini e i Serafini, e tra i secondi i demoni che, identificati con gli dei del paganesimo (il quale adorava le forze della natura), vennero a identificarsi in qualche modo con gli spiriti creduti animatori degli astri e degli elementi. In san Paolo, PrincipatiPotestร Virtรน (I Corinzi, XV, 24 seg.) e Troni (Colossesi, I, 16), sono titoli degli Angeli in genere, buoni o cattivi; la teologia posteriore li restrinse ai buoni.
Da sant’ Agostino infatti si distinsero soltanto gli Angeli di Dio, in cielo, e i demoni di Satana, nellโ€™inferno; per cui i nomi di Principati, Potestร , Virtรน e Troni passarono a designare gli Spiriti Celesti. Ma sorse la questione della ragione di tali distinzioni e denominazioni nella Corte Celeste. Era una diversitร  di natura, ovvero, supposto che la natura di spirito sia la medesima in tutti, di merito, di funzione o di dignitร , come pensarono, per esempio, Clemente Alessandrino e Origene? Per lungo tempo i Padri rimasero divisi e incerti; anche perchรฉ non si sapeva precisare in che consistesse questa diversitร  di natura e quante e quali fossero le diversitร  di ufficio. Inoltre, i testi biblici che si riferiscono alle gerarchie angeliche non hanno carattere sistematico. Per san Girolamo i Cori erano sette, mentre santโ€™Ambrogio e san Gregorio Magno organizzano diversamente lโ€™ordine gerarchico.
Portรฒ chiarezza ed ordine in questa lo pseudo Dionigi Areopagita (possiamo dire che mentre i nomi dei singoli Ordini angelici derivano dalla tradizione biblica, lโ€™organizzazione gerarchica รจ il frutto in gran parte della sistemazione dionisiana) con il De Caelesti hyerarchia, al quale fa riscontro il De ecclesiastica hyerarchia. Da questo stesso si comprende come egli non concepisse la Gerarchia Celeste fondata sopra una diversitร  di natura tra gli spiriti, ma semplicemente, alla stessa guisa della gerarchia ecclesiastica, sopra la differenza del posto che essi occupano a seconda dellโ€™ordine sacro di cui sono rivestiti, della scienza che posseggono e dallโ€™azione che esercitano. Come cioรจ nella Chiesa la grazia e i doni di Dio si dispensano attraverso una scala discendente di tre gradini โ€“ lโ€™episcopato, il presbiterio, il diaconato โ€“ cosรฌ la pienezza della Vita e Luce Divina discende dal Cielo in Terra attraverso tre ordini, diviso ciascuno in tre gradi (nove in tutto), dei quali il piรน alto la riceve immediatamente da Dio, e ciascuno degli altri da quello che gli sta immediatamente sopra. Sono per ordine discendente: Serafini, Cherubini e Troni; Dominazioni, Virtรน e Potestร ; Principati, Arcangeli e Angeli. Questa teoria, i cui princรฌpi, come tutte le altre dello pseudo Dionigi, si ricollegano a quelli neoplatonici, specie da Proclo, fu portata in Occidente da S. Gregorio Magno; poi, quando gli scritti dellโ€™Areopagita furono tradotti in latino da Scoto Eriugena, fu universalmente ricevuta nella scolastica e passรฒ nel linguaggio comune della Chiesa.

Dionigi Areopagita

Gli scritti che vanno sotto il nome di Dionigi Areopagita, primo vescovo di Atene e discendente di san Paolo, a cui si accenna negli Atti (XVII, 34), dal Rinascimento in poi hanno dato luogo a laboriose discussioni. Essi sono ricordati la prima volta verso il 532 da Innocenzo, vescovo di Maronia, ma in occasione della grande conferenza religiosa tenutasi a Costantinopoli (533) per appianare la lotta fra ortodossi e severiani si cominciรฒ a dubitare della loro autenticitร  per opera di Ipazio di Efeso. Invece papa Martino I li difese strenuamente come autentici e li introdusse in Occidente, e la loro fama si diffuse cosรฌ rapidamente e stabilmente che specialmente per il commento che ne fece Massimo il Confessore, non si dubitรฒ affatto, per tutto il Medioevo, del loro carattere apocrifo. Attribuiti a Dionigi sono i quattro trattati: De divinis nominibusDe theologia mysticaDe caelesti hierarchiaDe ecclesiastica hierarchia, e inoltre dieci lettere.
Lโ€™Areopagita distingue una teologia affermativa, la quale discende da Dio alle cose finite, e una teologia negativa, che, mediante un processo di negazioni, dalle cose finite sale a Dio. Cosรฌ lโ€™uomo sciolto e libero da tutte le cose di quaggiรน entra in quella caligine veramente mistica dellโ€™inconoscibilitร , dove egli fuori da ogni apprensione scientifica non esiste piรน per sรฉ, ma aderisce assolutamente a colui che รจ al di sopra di tutto. Di qui lโ€™esaltazione dellโ€™ignoranza mistica come la piรน alta conoscenza che si possa avere di Dio.
Nella sua opera piรน importante, quella sui Nomi divini, egli cerca di dimostrare che non รจ possibile la conoscenza delle scienze spirituali, e tanto meno di Dio, muovendo dalle cose sensibili. La dottrina su Dio รจ da ricercare nella Scrittura, la quale, peraltro, ci fornisce una conoscenza di Dio che si adatta soltanto alla nostra capacitร  intellettuale. Ma Dio in se stesso รจ imperscrutabile, tanto vero che a Lui possono convenire tutti i nomi e nessun nome. La divinitร  รจ dunque superiore a tutto, ed essa non รจ solo unitร  (monade) ma anche trinitร  (triade), ma non puรฒ essere da noi conosciuta, perchรฉ le stesse categorie di unitร  e trinitร  non sono capaci di esprimerla: Dio รจ il sopraente, il sopraunificante, il sopraessenziale.
Il primo attributo di Dio รจ la Bontร . Da essa derivano gli ordini e le funzioni degli Angeli, le anime e le loro facoltร  e anche le cose animate e inanimate, in un sistema gerarchico degli esseri, che ha avuto unโ€™enorme efficacia nella determinazione di taluni dogmi cattolici. La creazione divina รจ racchiusa dentro i limiti di una gerarchia fantasticamente architettata, ma dentro cui รจ perรฒ visibile il distendersi dellโ€™unico principio divino, che contiene in sรฉ tutti gli esseri.
Giacchรฉ il fine della gerarchia propriamente consiste nellโ€™assimilazione e nella congiunzione, per quanto รจ possibile, con Dio. Gesรน รจ al centro di questa deificazione, perchรฉ รจ posto in mezzo fra Dio trascendente e gli altri esseri. Le gerarchie, che costituiscono gli ordini degli esseri superiori allโ€™uomo, sono distribuite in tre gruppi: Troni, Cherubini, Serafini; Signorie, Potenze, Autoritร ; Principati, Arcangeli, Angeli.
Inoltre, posto il concetto che Dio รจ tutto e abbraccia tutto, e che la sua vera essenza si esprime nel Bene, il quale per sua natura รจ diffusivo, lโ€™Areopagita arriva alla conclusione che in Dio sono uniti anche tutti i contrari. Se Dio รจ tutto bene, e come tale abbraccia tutto, il male in quanto male non esiste, sicchรฉ: “tutte le cose, in quanto sono, sono bene e dal bene; in quanto sono prive del bene, non sono bene, nรฉ esistono”.
Dunque il male non si puรฒ dire che sia nelle cose o nella materia prima o nel corpo umano; la sua realtร , se di realtร  si puรฒ parlare, รจ nella nostra volontร , la quale accidentalmente opera il male, ma in grazia del bene, cioรจ con la coscienza di compiere una cosa giusta. Questa conclusione chiarisce la soluzione di altri problemi teologici sulla provvidenza divina e sulla malvagitร  dei demoni. Dio conosce il male come difetto del bene o bene difettoso, e i demoni non sono cattivi per natura, ma sono cattivi per quello che non sono.

“Come specchi…”

Nel testo in greco di Dionigi, costituito da quindici brevi capitoli, per un totale di un’ottantina di pagine, leggiamo molte cose a proposito delle “beatissime gerarchie angeliche nelle quali il Padre ha generosamente manifestato la Sua luce e attraverso le quali noi possiamo elevarci fino al Suo assoluto splendore”.
Viene detto per esempio che gli appartenenti alle gerarchie sono come specchi trasparenti “adatti a ricevere il raggio di Luce del Principio divino, santamente ricolmi dello splendore a loro dovuto e a loro volta largamente risplendenti verso quelli che li seguono”.
E ancora: “Parlando di gerarchia, intendiamo un ordinamento sacro, immagine della bellezza del Principio divino, che ha la sacra funzione di portare a compimentoโ€ฆ i misteri della sua propria illuminazione e che tende ad assimilarsi, per quanto gli รจ consentito, al proprio “Principio”, divenendo “collaboratore di Dio” e mostrando “come in se stesso, per quel che รจ possibile, si compie l’attivitร  divina. (โ€ฆ) L’illuminazione del Principio divino si compie dapprima nelle gerarchie celesti, ed รจ poi da esse che vengono a noi trasmesse le rivelazioni superiori”.
L’autore sembra anche sottintendere che sta parlando di esperienze personali: dice spesso io vedo che gli angeli, alludendo cosรฌ a vere e proprie visioni che gli avrebbero permesso di conoscere l’ordinamento angelico.

La mediazione

Dionigi l’Areopagita cosรฌ continua:Io vedo che gli Angeli furono per primi iniziati al divino mistero dell’amore di Gesรน per gli uomini, e che in seguito per opera loro venne a noi la grazia della conoscenza. Fu cosรฌ che il divino Gabriele rivelรฒ in segreto al sommo sacerdote Zaccaria che il bambino che sarebbe nato da lui, contro ogni speranza e per grazia divina, sarebbe stato un profeta dell’opera divina e umana di Gesรน, il quale sarebbe apparso al mondo come benefico salvatore; e fu cosรฌ che Gabriele rivelรฒ in segreto a Maria come in lei si sarebbe compiuto il mistero del Principio, riguardo all’ineffabile incarnazione divina.
Un altro Angelo comunicรฒ a Giuseppe come in veritร  si fossero compiute le divine promesse fatte al suo avo Davide; un altro ancora diede la buona novella ai pastori in quanto essi si erano purificati con la loro vita di isolamento e di quiete, e con lui “la moltitudine dell’esercito celeste”, che trasmise quel celebre inno di lode agli abitanti della terra. Ma mi innalzerรฒ anche alle piรน alte illuminazioni dei Loghia (nota: ciรฒ che รจ stato detto da Dio nel corso dei tempi e tramandato dai testi sacri): io vedo infatti che lo stesso Gesรน, causa sovressenziale delle entitร  celesti, giunto fino a noi rimanendo immutabile, non si sottrae al buon disegno, stabilito e scelto da Lui secondo la convenienza umana, ma si sottomette docilmente ai voleri di Dio Padre, trasmesso attraverso gli Angeli, con la cui mediazione viene anche annunciata a Giuseppe la ritirata in Egitto del Figlio, disposta dal Padre, e in seguito il trasferimento dall’Egitto in Giudea.
E’ perciรฒ per mediazione degli Angeli che noi Lo vediamo sottomettersi alle leggi del Padre. Tralascio di dire, a te che lo sai (nota: Dionigi indirizza il suo libro al “confratello Timoteo”), tutto ciรฒ che ci รจ stato rivelato dalle tradizioni sacerdotali circa l’Angelo che confortรฒ Gesรน, o il fatto che lo stesso Gesรน, entrato nell’ordine rivelatore per la sua benefica opera salvatrice, fu proclamato “Angelo del gran consiglio”. Ed รจ proprio cosรฌ, perchรฉ Egli stesso dice, nel modo proprio degli Angeli, di annunziarci tutte le cose che ha udito dal padre.

I Nomi

Quanto alle gerarchie celesti vere e proprie, Dionigi afferma di ritenere che “lo sappia con esattezza solo il loro divino Principio iniziatore. (โ€ฆ) Noi non diremo nulla che venga solo da noi, ma esporremo, secondo le nostre capacitร , quelle visioni celesti che furono contemplate dai santi conoscitori del Divino e a cui anche noi siamo stati iniziati”.

Nove sono gli ordini delle entitร  celesti, a loro volta suddivisi in tre ordini maggiori: il primo รจ quello che รจ sempre presso Dio e comprende i santi Troni e le loro corti “dai molti occhi e dalle molte ali”, cioรจ Cherubini e Serafini. Il secondo ordine comprende Potestร Dominazioni e Virtรน; il terzo gli Angeli, gli Arcangeli e i Principati. Ogni nome delle Intelligenze celesti indica il carattere divino proprio ad ognuna.Di seguito, riportiamo il testo di Dionigi nella traduzione di G. Burrini (Roma, 1981).

Serafini, Cherubini, Troni

Il santo nome dei Serafini significa sia “coloro che bruciano” sia “coloro che riscaldano”, e quello dei Cherubini significa “pienezza di conoscenza” o “effusione di saggezza”. Il nome Troni sta ad indicare la vicinanza al trono divino, quindi entitร  altissime che siedono immediatamente accanto a Dio e ricevono in maniera diretta e immediata le perfezioni e le conoscenze divine. (โ€ฆ)
(Quanto al nome dei Serafini esso ci rivela) il loro continuo ed incessante movimento attorno alle realtร  divine, il calore, l’ardore, il ribollire di questo eterno movimento continuo, stabile e fermo, la capacitร  di rendere simili a se stessi i subordinati, elevandoli energicamente, facendoli ribollire ed infiammare fino ad un calore uguale al loro, il potere catartico simile alla folgore, la natura luminosa e risplendente che mai si occulta e che รจ inestinguibile, fugatrice di ogni tetra oscuritร .
Quanto al nome dei Cherubini, esso ci rivela il loro potere di conoscere e di contemplare la Divinitร , la loro attitudine a ricevere il dono di luce piรน alto e a contemplare la dignitร  del Principio divino nella sua potenza originaria, la loro capacitร  di riempirsi del dono della saggezza e di comunicarlo, senza invidia, a quelli del secondo ordineโ€ฆ
Quanto al nome di Troni, spiriti molto alti e sublimi, esso ci indica che questi trascendono in modo puro ogni vile inclinazione, che si elevano verso la vetta in modo ultraterreno, che fermamente si ritraggono da ogni bassezza, che siedono totalmente, in modo saldo e ben fondato, attorno a Colui che รจ veramente l’Altissimo, che accolgono ciรฒ che discende dal Principio divino con una calma tutta immateriale, e infine che sono portatori del Divino, premurosamente aperti a ricevere le Sue donazioni.

Dominazioni, Virtรน, Potestร 

Io credo che il nome rivelatore delle sante Dominazioni ci indichi la loro forza di elevarsi, che mai si sottomette, libera da ogni inferiore cedimento; esse non si abbassano assolutamente a nessuna realtร  discordante e tirannica, superanoโ€ฆ ogni degradante asservimentoโ€ฆ, entrano il piรน possibile in comunione con l’eterna divinitร  del Principio della Dominazione.
Il nome delle sante Virtรน significa coraggio saldo e intrepiditร  in tutte le attivitร , un coraggio che mai si stanca di accogliere le illuminazioni donate dal Principio divino, che รจ anzi potentemente teso all’imitazione di Dioโ€ฆ
Quanto al nome delle sante Potestร , esso ci rivela la loro paritร  di grado condivisa con le divine Dominazioni e con le Virtรน, la disposizione molto armoniosa nell’accogliere i doni divini, il carattere di potenza ultraterrena e intelligente, che non abusa tirannicamente delle sue potenti forze, volgendole al peggio, ma che si eleva ed eleva con bontร  i subordinati verso le realtร  divine, e che tende ad assimilarsi al Principio della Potestร , fonte di ogni potestร , che Lo riflette, per quanto รจ possibili agli Angeliโ€ฆ

Principati, Arcangeli, Angeli

Il nome dei Principati ci indica che essi possiedono un carattere divinamente sovrano e un potere di comando, entro un ordine sacro che รจ il piรน consono a delle potenze sovrane; che si modellano il piรน possibile su quello stesso Principio, fonte di ogni altro principio; e infine che essi, con il buon ordinamento delle loro potenze sovrane, Lo esprimono come Principio ordinatore sovressenzialeโ€ฆ
Il santo ordine degli Arcangeli, per la sua posizione centrale nella gerarchia, partecipa ugualmente degli estremi. Infatti รจ affine ai santissimi Principati ed รจ affine agli Angeliโ€ฆ in quanto riceve gerarchicamente le illuminazioni del Principio divino attraverso le potenze primarie e le annuncia benevolmente agli Angeli, e tramite gli Angeli le manifesta a noi, in proporzione alle sante attitudini di coloro che vengono divinamente illuminati.
Con gli Angeli, come abbiamo detto, terminano e si completano tutti gli ordini delle Intelligenze celesti, perchรฉ essi, da ultimi fra le entitร  celesti, possiedono il carattere di messaggeri e sono piรน vicini a noi; perciรฒ piรน ad essi che ai precedenti รจ appropriato il nome di Angeli, in quanto la loro gerarchia si occupa di ciรฒ che รจ piรน manifesto e, ancor piรน, delle cose di questo mondoโ€ฆ Per questo la Scienza divina ha affidato agli Angeli la nostra gerarchia, designando Michele principe del popolo ebraico, e chiamando anche altri Angeli a presiedere sui vari popoli. Difatti l’Altissimo “stabilรฌ i confini dei popoli secondo il numero degli Angeli di Dio” (Deut. 32, 8).

L’Armonia sovressenziale

Le Intelligenze celesti sono tutte rivelatrici e messaggere di chi le precede: quelle piรน degne lo sono di Dio che le muove, mentre le altre, a misura delle loro forze, lo sono delle entitร  che vengono mosse da Dio.
Lโ€™Armonia sovressenziale di tutte le cose ha difatti cosรฌ ben provveduto alla regolare elevazione e alla santa ed armoniosa disposizione di ciascun essere razionale ed intelligente che ha ripartito ogni gerarchia in ordini sacri, per cui noi vediamo tutta la gerarchia divisa in potenze primarie, intermedie ed ultime; ma, a dire il vero, Essa ha suddiviso anche ogni ordinamento secondo gli stessi rapporti divini. Perciรฒ i conoscitori del Divino dichiarano che gli stessi altissimi Serafini “gridavano lโ€™uno allโ€™altro” (Isaia 6, 3) per dimostrare con ciรฒ chiaramente, a mio avviso, che essi per primi trasmettevano agli altri le conoscenze che hanno sul Divino.
A mio parere cโ€™รจ ancora una cosa che merita unโ€™intelligente riflessione: la tradizione dei Loghia dice degli Angeli che essi sono “mille migliaia” e “diecimila miriadi” (Daniele 7, 10. Apocalisse 5, 11 e 9, 16) โ€“ ripetendo per essi e moltiplicando i numeri piรน alti che noi usiamo โ€“ con lโ€™intenzione di rivelarci chiaramente, con ciรฒ, che gli ordini delle entitร  celesti sono per noi incalcolabili. Molti difatti sono i beati eserciti delle Intelligenze ultraterrene, superiori alla nostra debole e limitata numerazione materiale, e definiti compiutamente solo dal loro pensiero e dal loro sapere ultraterreno e celeste, ad essi felicemente donato dal Principio divino onnisciente e fonte di saggezza, parimenti Principio sovressenziale, Causa creatrice di essenza, Potenza e Termine che comprende ed abbraccia tutti gli esseri.

Sant’Agostino e san Tommaso d’Aquino

Sant’Agostino cosรฌ commenta la questione riguardante le gerarchie angeliche:
Come sia composta quella societร  suprema, e quali siano le differenze gerarchiche, cosรฌ da permettere, nonostante il comune nome di angeli, lโ€™esistenza anche di Arcangeli, e se gli Arcangeli si chiamino anche Virtรน e in che rapporti stiano tra loro quei quattro termini con cui lโ€™apostolo Paolo sembra voler abbracciare tutta la suddetta societร  dei celesti, dicano pure quelli che possono dirlo, se perรฒ possono provare quello che dicono; io per me confesso di ignorarlo (Enchiridion, 58).

Nel tardo medioevo, Tommaso dโ€™Aquino scrive nella sua Summa Theologica:
Circa i soggetti, occorre distinguere i gruppi gerarchici in quanto ricevono in maniera non uguale gli ordini del Principe, come puรฒ avvenire nelle cittร  sottomesse ad un unico sovrano, anche se abbiano ricevuto legislazioni diverse. Gli Angeli dotati di una intelligenza piรน o meno possente conoscono le leggi divine in maniera diversa. Eโ€™ questo il fattore principale su cui si fonda la varietร  gerarchica in essi. La Prima Gerarchia conosce e apprezza queste leggi come procedenti da un Principio Universale, che รจ Dio. La seconda le coglie come dipendenti da cause universali create, che sono giร  piรน o meno numerose. La terza gerarchia le coglie come sono applicate a ciascun essere e dipendenti da cause particolari. La distinzione degli Angeli in gerarchie e ordini si poggia non tanto sui doni naturali della loro essenza specifica, quanto sul grado della loro elevazione soprannaturale e sulla visione intuitiva che Dio ha loro concesso dopo che ebbero superato la prova, un pelago senza limiti e fondo di beatitudine in cui, con diversa profonditร , si immerge la loro estasi.Quanto alla possibilitร  degli umani di guadagnare lโ€™accesso alle Gerarchie Celesti, “gli uomini possono sรฌ entrare nei diversi ordini degli Angeli, ma non assumendo la loro natura, pur meritando in Cielo una Gloria che li eguaglia allโ€™uno o allโ€™altro dei Cori Angelici”.

L’opera angelica

Possiamo dunque intendere le Gerarchie Angeliche come i tramiti o i veicoli dellโ€™emanazione del Pensiero Divino Creatore verso la manifestazione fisica del Creato. Le schiere angeliche operano lungo il percorso della Creazione secondo il loro grado di Conoscenza e la loro Funzione: operano dal momento in cui la Volontร  Divina “decide” fino alla manifestazione fisica di tale Volontร , secondo le Leggi a cui essi (e il Tutto) sono sottoposti. Ogni singolo Coro e Ordine riceve dal livello superiore ed emana al livello inferiore quanto tali Leggi consentono: ciรฒ permette alfine allโ€™elemento creato di assumere una propria identitร  e caratteristiche proprie. Dai Serafini agli Angeli assistiamo dunque alla “solidificazione” della Volontร  Creatrice: i primi ne saranno Puro Specchio, i secondi Custodi e Costruttori a livello fisico.

Serafini – Il loro nome significa Ardenti. Sono statici conservatori dellโ€™energia divina increata; pur non conoscendo quella che sarร  la Volontร  Creatrice, essi reggono fra le loro mani lโ€™energia primordiale e la rendono disponibile nel momento in cui dovrร  canalizzarsi per manifestarsi.

Cherubini – Il loro nome significa Colui che prega. Ricevono lโ€™onda del Pensiero Divino, e lโ€™energia per realizzarlo, direttamente dai Serafini. Costituiscono lโ€™elemento dinamico: in base al Progetto, distribuiscono e organizzano le leggi e le strutture dellโ€™energia divina emanata. Per tale motivo, li conosciamo quali guardiani dellโ€™Arca dellโ€™Alleanza e della Porta del Paradiso.

Troni – Portatori della Giustizia di Dio, sovrintendono alla corretta collocazione nello spazio e nel tempo dellโ€™elemento creato.

Dominazioni – Stabiliscono i confini entro i quali lโ€™elemento creato potrร  agire, nel pieno rispetto delle leggi statiche e dinamiche che i Cherubini hanno stabilito in precedenza. Confini entro cui la nuova creazione potrร  muoversi interagendo con gli altri elementi creati, secondo un principio di generale armonia e in ottemperanza alle leggi universali.

Virtรน – Dispensatori di Grazia, definiscono lโ€™archetipo, in termini di qualitร  specifiche, dellโ€™elemento creato. Stabiliscono pertanto le caratteristiche proprie dellโ€™elemento: attribuiscono la forma, il colore, la dimensione, il profumo, la temperatura. Da questo momento in poi lโ€™elemento รจ pronto per scendere nei piani della materia, manifestandosi, sia esso un fiore o una galassia. 

Potenze o Potestร  – Caricano lโ€™elemento creato dellโ€™energia vitale piรน adatta alla sua specie. Praticamente formano i suoi corpi sottili, infondono il “prana”, modellano lโ€™aura che permetterร  lโ€™espressione del Sรฉ e difendono dallโ€™attivitร  eversiva delle forze maligne.

Principati – Sono i protettori delle manifestazioni religiose e di culto che stabiliscono e conservano i legami tra creature e Creatore; costituiscono il ponte tra la manifestazione materiale e lโ€™essenza spirituale.

Arcangeli – Custodiscono gli archetipi dello specifico elemento creato, collocato allโ€™interno di una specie. Sovrintendono direttamente allโ€™attivitร  degli Angeli posti a custodia di ogni singolo elemento. Il termine Arcangelo รจ composto e deriva dal greco essere a capo e messaggero.Angeli – Sono i Custodi delle singole entitร , siano queste esseri umani, appartenenti ai regni vegetale e minerale, oppure oggetti costruiti dallโ€™uomo. Inoltre sono i Costruttori delle forme allโ€™interno dei quattro elementi e dellโ€™etere cosmico che li contiene. In pratica, si occupano di mantenere correttamente saldo nella materia il Progetto Divino lasciando allโ€™Uomo la possibilitร , tramite il libero arbitrio, di far progredire ed evolvere tale Progetto. La categoria degli Angeli รจ dunque quella piรน vicina agli esseri umani ed opera direttamente sulla loro natura energetica.

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